Confine, limite, separazione, fine vita: il negativo nelle pratiche di cura
Nelle professioni di aiuto si dovrebbe lavorare come in architettura: riempire, organizzare, razionalizzare, sfruttare lo spazio di cui si dispone partendo dai suoi confini. In questo senso conoscere i limiti con i quali bisogna fare i conti è fondamentale e propedeutico a qualunque progettazione.
La separazione, ad esempio, è al tempo stesso il destino e l’obiettivo di qualunque pratica di cura, eppure, nella fantasia e nel vissuto dei professionisti è considerata spesso più faticosa dell’incontro. Allo stesso modo il fine vita incombe su ogni pratica di cura sin dalla sua fondazione, ma è un tema quasi completamente rimosso dal discorso sulla e nella relazione anche perché l’atteggiamento degli operatori di cura di fronte al negativo radicale è determinato dal proprio approccio alla esistenza in quanto fenomeno storico e morale e non, come si crede, dalla propria formazione tecnica.
Il senso di questa seminario è di provare a parlare delle relazioni di aiuto a partire dalla loro dimensione concava piuttosto che da quella convessa, dal buio piuttosto che dalla luce, dal meno piuttosto che dal più.
Pur nella consapevolezza che la tradizione più diffusa in questo campo è esattamente contraria a questo approccio, favoriremo il coinvolgimento attivo dei partecipanti chiedendo loro un contributo a partire dalla propria autobiografia professionale.

Leggi tutte le news