Chi fa da sè fa per tre?

 

CHI FA DA SÉ FA PER TRE?! (S)NODI DEL LAVORO DI ÉQUIPE

Quante volte abbiamo detto e abbiamo sentito dire che è importane fare un buon gioco di squadra, che è indispensabile lavorare in équipe, che un buon team è la migliore delle risorse su cui contare? E quante volte abbiamo pensato che lavorare da soli è più semplice, meno faticoso? Quante volte abbiamo constatato che la nostra équipe invece di fare passi avanti fa passi indietro? E quante volte ci siamo detti che è una fortuna poter lavorare con le persone giuste?
La possibilità di lavorare in équipe, così come di lavorare in rete, è considerata a priori una cosa buona, necessaria e giusta. Ma è davvero così? Oppure a volte sarebbe meglio lavorare bene da soli, piuttosto che lavorare male insieme ad altri?
Non è affatto raro che le équipe multi-professionali inibiscano l’intelligenza collettiva e sviluppino la stupidità collettiva: chiunque abbia esperienza di osservazione di sistemi organizzativi sia semplici che complessi sa bene che i gruppi di lavoro mettono spesso in atto modalità paradossali e controproducenti, sviluppano spesso pensieri irrazionali e svantaggiosi, confondono i mezzi con i fini, perdono la rotta, girano a vuoto.
Perché è faticoso e difficile lavorare in gruppo? Cosa fa di un gruppo un sistema intelligente e di un altro gruppo un sistema stupido? Non è sufficiente mettersi insieme per diventare un gruppo: quello che porta alla identità collettiva funzionale di un gruppo efficace è un processo che non può essere casuale ma, al contrario, deve essere consapevole e sorvegliato.
La tradizione più diffusa ha, nei confronti del lavoro di gruppo, l’aspettativa magica che debbano funzionare da soli, per magia appunto. In questo senso i gruppi funzionano come le persone: pensano, a volte sanno cosa pensano, ma quasi sempre non sanno come pensano. E agiscono in funzione di quei pensieri che spesso non sanno ricostruire.
Parafrasando Gregory Bateson, potremmo dire che non esistono gruppi che non abbiano una propria epistemologia: quelli che dicono di non averla o che non sanno di averla, semplicemente hanno una pessima epistemologia.
In questo breve, iniziale e non esaustivo percorso giocheremo a dissacrare il lavoro di gruppo, ci prenderemo gioco di alcuni luoghi comuni sbeffeggiandoli, nella speranza di dimostrare la loro infondatezza, proveremo a radiografare le strutture interne di qualunque gruppo di lavoro per capire a quali condizioni un gruppo può essere forte. Lo faremo in un clima di apprendimento attivo e rilassato, coniugando umorismo e rigore scientifico. Guarderemo pezzi di film, ci metteremo in cerchio e costruiremo insieme la mappa degli esempi concreti e delle risposte definitive, portando ciascuno la propria esperienza.
Il focus complessivo del percorso sarà affrontato in una prospettiva antropologica ed epistemologica ma con un taglio transdisciplinare aperto e inclusivo.

16 marzo 2017 – Costruire Cattedrali
4 maggio 2017 – Il Cosa e il Come
29 giugno 2017 – Le nozze di Ollio

Alcuni nuclei di contenuto che svilupperemo insieme:
Fare e credere di fare. Pensare e pensare di pensare.
Chiarezza antropo-poietica, fantasia e fantasmi.
Le tre dimensioni di una équipe: strutturale, funzionale, dinamica Autoinganni, errori e accecamenti paradigmatici.
Pensiero lineare, pensiero complesso.
Vincere da soli o perdere insieme?
Gruppi omeostatici e gruppi evolutivi.
Attendere l’inatteso, curiosità e fiducia.
Moralismo e controllo.
L’intelligenza può essere plurale?
Apprendere da quello che si fa
Luoghi comuni sul gioco di squadra.

MODALITA' DI LAVORO:
Ciascun seminario è diviso in due parti:
- nella prima parte il conduttore sviluppa un primo blocco di concetti in modalità prevalentemente frontale con l'ausilio di immagini e video
- nella seconda parte il gruppo si attiva e fa domande, discute, sceglie altri frammenti di film dai quali far scaturire altre discussioni: in questo setting più aperto e il conduttore sviluppa un secondo blocco di contenuti orientato anche e soprattutto da ciò che emerge dal gruppo.

AVVERTENZE:
L'iscrizione all'intero percorso non è obbligatoria ma è molto consigliata perché i contenuti dei tre seminari sono in un certo grado propedeutici tra di loro e la partecipazione a quelli precedenti permette, nella discussione collettiva, di connettere fra loro i temi precedenti con quelli del momento in una logica di integrazione dei diversi elementi.

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